Dove finiscono gli arcobaleni   

Where the rainbows end”, dicono i palauani del loro paese. Gli arcobaleni finiscono qui, nei mille colori dei fiori e dei giardini, nel blu dei drop-off che si inabissano a strapiombo nelle profondità del mare, nelle incredibili tonalità di verde e azzurro delle meravigliose Rock Islands.

La repubblica di Palau, o Belau nella lingua locale, è uno stato indipendente dal 1994. Geograficamente, è la più occidentale delle isole Caroline. Si trova all’estremità occidentale della Micronesia, tra il mar delle Filippine e il Pacifico, poco a nord dell’equatore. E’ costituita da 343 tra isole, isolotti e atolli, per un totale di 458 kmq di cui quasi 400 appartengono all’isola Babeldaob (o Babelthuap in palauano), che è la seconda in ordine di grandezza della Micronesia dopo Guam.

Le Rock Islands sono la meraviglia di Palau. Guardate le foto allegate al diario, la maggior parte delle quali sono state scattate durante il giro con l’aereo. Sono circa 300 isolotti rocciosi tondeggianti, scavati alla base dall’erosione dell’acqua e coperti da una vegetazione fittissima. Si estendono nel sud di Palau, tra le isole di Koror e Peleliu, per una trentina di km.

Nell'interno dell'isola di Macharchar, una delle Rock Islands, si trova il Jellyfish Lake, o Ongeim’l Tketau in palauano: uno specchio di acqua mista dolce-salata dove vivono milioni di bellissime meduse rosate non urticanti, delle specie Aurelia e Mastigia, grandi fino a 20 cm di diametro. Ci si fa il bagno assieme: superato un primo momento di preoccupazione le potete persino prendere in mano e farvele scivolare lungo il corpo. E’ un’esperienza unica.

Pur non essendo io un diver, quando l’argomento è Palau è impossibile non dire qualcosa sulle attività subacquee, che sono la ragione principale che spinge la gran parte dei visitatori a venire fino a qui. La varietà, la concentrazione e la biodiversità delle forme di vita subacquea presenti nelle lagune sono un mito per i sub di tutto il mondo. Il reef di Carp Island, il Blue Corner, il German Channel, l’Ulong Channel, il Ngedbus Coral Garden, il Big Drop Off  sono luoghi di sogno per gli appassionati di immersioni. Assolutamente unica, poi, è l’immersione nel Jellyfish Lake in compagnia delle meduse.

Alcune specie di pesci e molluschi sono caratteristiche del reef  e dei fondali di questo arcipelago: le enormi tridacne giganti (fino a 2-300 kg), i nudibranchi dai colori vivacissimi, i pesci napoleone che arrivano fino a 40-50 kg, i buffi mandarin fish che sembrano usciti da una tintostamperia, i pesci scatola gialli e blu.  L’incontro con gli squali e con branchi di grossi carangidi qui è assicurato, quello con le mante molto probabile.

A chi vuole conoscerla e apprezzarla anche al di fuori del reef e delle immersioni Palau offre anche un atollo in pieno stile polinesiano, che si trova a nord dell’isola di Babeldaob. E’ l’atollo di Kayangel, che si raggiunge in barca dal molo di Ngarchelong. Ci si può arrivare con un’escursione in giornata da Koror. Kayangel è luogo di quiete assoluta, con acque e lagune turchese in stampo tahitiano. Bellissima la “long beach”, una lingua di sabbia bianca lunga 1 km e mezzo affiorante a pelo d’acqua dalla laguna. Per un giorno vi sembrerà di essere fuori dal mondo. Se avete un giorno in più e il vostro budget lo permette, non perdete una visita in questo luogo da sogno.

Durante la seconda guerra mondiale Palau fu una roccaforte giapponese. Vale la pena di recarsi sull’isola di Peleliu, nella parte Sud delle Rock Islands, per rendersi conto di persona di quale terribile battaglia si sia svolta su questa isola tra settembre e novembre del 1944. E' una battaglia di cui si parla poco, chissà perché, ma le testimonianze storiche documentano che fu molto più cruenta di altre combattute nel Pacifico (Guam, Tarawa, Guadalcanal). Il numero di soldati che perirono durante l’attacco a Peleliu, da una parte e dall’altra, fu inferiore solo ai caduti durante lo sbarco in Normandia. L’isola è disseminata di carcasse di carri armati e macchine belliche arrugginite. Il notevole museo di Peleliu, allestito in una casamatta bombardata dagli americani, contiene reperti, foto e percorsi storici che documentano quella che fu una tappa fondamentale per la riconquista del Sud Pacifico. Interessantissima una cartina geografica che mostra il massimo areale di espansione nipponica nel pacifico, evidenziando con colori diversi le vittorie americane e quelle giapponesi.

Ke kmal mesaul!

(grazie in palauano)