La terra dei re      

Finalmente riesco ad andare in India, dopo due tentativi andati a vuoto per imprevisti dell’ultima ora. Per il viaggio ho sfruttalo il periodo tra Natale e l’Epifania, quando gli impegni di lavoro sono più rarefatti a causa delle festività. Il tempo a disposizione era abbastanza limitato, quindi ho scelto di circoscrivere il viaggio alla regione del Rajasthan, nel Nord-Ovest dell’India, con estensione a Agra nell’Uttar Pradesh e ovviamente a Delhi.

Il Rajasthan è uno stato del nord-ovest dell’India, il più grande del paese. Ha una superficie di 340.000 kmq (un po’ più dell’Italia) e una popolazione di circa 65 milioni di abitanti, con una densità di 190 ab./kmq che è tra le più basse in India. Ciò è dovuto al fatto che il territorio rajasthano è occupato in gran parte dall’inospitale deserto del Thar e che molte zone lungo il confine con il Pakistan sono militarizzate.

Gli abitanti originari del Rajasthan sono detti “rajput”. Gente fiera e di tradizioni guerriere, che nei secoli passati affrontava una battaglia dopo l’altra. In effetti lo stato è il più occidentale dell’India, quindi il più vicino all’Asia musulmana. In tempi di guerre di religione è stato più volte invaso dai musulmani (da Ovest), dalle orde mongole (da Nord, anche Gengis Khan è passato da qui) e dai moghul dell’India dell’Est. I principi del Rajasthan (maharajah) passavano gran parte della loro esistenza a guerreggiare ora contro un nemico, ora contro un altro, e in mancanza di meglio combattevano contro i maharajah vicini. Nel frattempo, trovavano il modo di erigere fortezze gigantesche con tanto di muraglia e bastioni, e grandiosi palazzi riccamente e meravigliosamente arredati. Peraltro, i maharajah nei palazzi ci passavano poco tempo, visto che erano sempre in giro a combattere, per cui i palazzi fungevano essenzialmente da dimora per le spose dei principi (da 3 fino a un massimo di 44 concubine per il rajah di Jodhpur). La vita delle mogli del rajah era ovattata e privilegiata, ma alquanto a rischio perché legata a filo diretto con quella del marito guerriero: se questi moriva in battaglia, volenti o nolenti le consorti dovevano anch’esse togliersi la vita per accomunare il proprio destino a quello del marito ucciso.

Questa terra è piena di meraviglie che stupiscono il visitatore quasi al punto da intontirlo: in uno scenario naturale difficile e affascinante, i rajput hanno saputo costruire templi, fortezze e palazzi, che sorgono come dal nulla, dalle sabbie del deserto o arroccati su impervi contrafforti di montagna. La ricchezza delle decorazioni dei palazzi e delle case fa rimanere mille volte a bocca aperta, e come me vi chiederete spesso: ma come hanno fatto? ma quanto tempo ci hanno messo? ma è legno o pietra? Le splendide haveli affrescate dello Shekhawati; i forti e i palazzi di Jodhpur, l'affascinante città blu; di Jaipur, l'elegante città rosa; di Jaisalmer, la città dorata che si erge ai margini del deserto; della romantica Udaipur, con i bianchi palazzi adagiati sulle rive del lago, sono solo alcune delle testimonianze di un fulgido e ricco passato in cui la maestosità si contrappone alla semplicità dei piccoli villaggi sperduti nell' immensità del deserto.

Lasciato il Rajasthan, il viaggio è proseguito verso Agra, città per lungo tempo capitale dell’impero moghul e famosa per il Taj Mahal. Questo monumento è considerato tra le meraviglie del mondo, e non hanno torto. Vediamo sempre il Taj Mahal in tutte quelle selezioni di foto dei luoghi più belli del mondo che ogni tanto gli amici ci inviano. Ma bisogna vederlo dal vivo per provare sensazioni più profonde. L’edificio di marmo bianco emana una luce e un fascino che lasciano a bocca aperta, suscitando stupore e ammirazione. Però non potrete rimanere per molto tempo fermi ad ammirarlo, che è la prima cosa che uno farebbe, perché nel frattempo qualche migliaio di co-visitatori vi sommerge e vi spinge a proseguire la visita.

Anche se avvolto dalla nebbiolina dell’inverno, come nel giorno della mia visita, il Taj Mahal colpisce e lascia dentro un senso di armonia e di bellezza che è difficile dimenticare.