L’occhio di zio Tom sull’Estremo Oriente   

Guam è la più meridionale delle isole Marianne e la più grande di tutta la Micronesia. Lunga 52 km e larga una decina, misura in totale 549 kmq (2 volte e mezzo l’isola d’Elba). Gli abitanti sono circa 180.000, di cui quasi la metà di etnia chamorro (risultato di incroci tra micronesiani, spagnoli e filippini). Per il resto sono americani (soprattutto militari) e immigrati da vari paesi asiatici. La capitale è Hagatna, secondo la grafia chamorro che si usa qui (Agaña in altre trascrizioni). Si parla inglese e chamorro, che somiglia un po’ allo spagnolo.

Guam è l’estremo avamposto militare americano in Estremo Oriente, l’occhio di zio Tom puntato sulle coste di Cina, Corea e Giappone. Due grandi basi, una navale a Ovest e l’imponente base aerea Andersen nel Nord, occupano quasi la metà dell’isola e sono ovviamente off-limits.  

Tumon e la contigua municipalità Tamuning, affacciate sulla Tumon Bay, sono il cuore turistico di Guam e  vorrebbero rappresentare la versione micronesiana di quello che Honolulu e Waikiki sono per la Hawaii. Il mare limpido e turchese e i fondali ricchi di vita subacquea qui sono anche meglio. Per il resto, diciamo che ci assomigliano, con le ovvie proporzioni.

La maggioranza di etnia chamorro vive a Hagatna e nel resto dell’isola, dove la gente è desiderosa mantenere la propria identità spagnoleggiante e cattolica. Così per le strade ti salutano con “buenos dias”, si può mangiare nelle taquerias e si va  a messa nella bianca cattedrale “Dulce Nombre de Maria”.

Avendo quasi un giorno intero di stop-over a Guam, ho noleggiato una macchina e fatto il giro dell’isola. Si guida a destra e le strade sono larghe come negli USA. Limite 25 miglia/ora, ma non importa, non c’è fretta e ci si ferma spesso per il paesaggio o per punti di interesse storico.

Poco dopo Hagatna si incontrano le spiagge di Agat e Asan, dove sbarcarono i marines per la riconquista dell’isola che era stata occupata dai giapponesi. Molto  bella la costa sud, dove tra colline coperte di palme si aprono le incantevoli Cetti Bay e Pago Bay.

Sulla punta sud si incontrano i villaggi di Umatac e Merizo, abitati da genti 100% chamorro,  e poi sulla costa est Inarajan che è monumento nazionale. Qui si può fare il bagno in una bella piscina naturale perfettamente protetta dalle onde dell’oceano alte tre-quattro metri.

Pochi chilometri dopo Inarajan c’è la deviazione che porta alla buca dove rimase nascosto per 28 anni il sergente dell’esercito del Sol Levante Shoichi Yokoi. Fu scoperto per caso da un cacciatore chamorro che notò una strana palizzata di bambù piazzata nel bel mezzo della foresta: era l’ingresso della grotta di Yokoi. Fu dura spiegare al sergente che la guerra era finita da decenni. Yokoi poi tornò in patria accolto come un eroe. Gli fu concessa la “Medaglia della Grande Asia dell’Est”. Al suo arrivo dichiarò “ho vergogna di ritornare vivo”. Si sposò e diventò una popolare personalità della televisione, dove teneva corsi di sopravvivenza e un programma sulla necessità di condurre una vita austera.

La storia del sergente Yokoi è la più nota tra altre analoghe vicende, che hanno riguardato anche altri irriducibili soldati giapponesi nelle Filippine e in Indonesia.

Si yu'us ma'ase

(grazie in lingua chamorro)